Perché la Germania è in deflazione?

By on 2 Febbraio 2015 in Mercati with 0 Comments

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L’indice dei prezzi al consumo ci evidenzia come la deflazione (ovvero il raffreddamento dell’economia, avente come sintomo principale il generale effetto calmierante sui prezzi) non sia soltanto l’incubo dei paesi europei, ma anche della Germania.

Eppure, la Germania, si può così affermare, è l’eccellenza dell’Europa tutta, mostrando i dati dell’economia reale più solidi degli altri paesi europei, tasso di disoccupazione in primis. Quest’ultimo è consistentemente diminuito a livelli paragonabili a quelli del 1900.

Ci chiediamo, allora, che cosa non vada in Germania visto che tutti gli altri dati dell’economia sono, tutto sommato, ancora convincenti e, andando ad allungare lo sguardo un po’ più a fondo, ci rendiamo conto di quanto siano poco significativi questi dati sull’indice dei prezzi al consumo.

L’ennesima trovata mediatica per dire che la Germania è in difficoltà come tutta l’Europa. Ci facciamo sempre confondere dai grandi numeri. E’ ben certo che la Germania non è un modello perfetto da imitare, tenuto conto che è uno dei paesi caratterizzato dal più alto livello di sperequazione sociale e che non è tutto oro quello che luccica. Se ci spostassimo, invero, dalla città alla periferia, assisteremmo alla desolazione delle periferie, a luoghi in stato di abbandono dove si concentra la maggior parte delle persone disoccupate involontarie. E’ un po’ come per l’Italia, quando si parla di ripresa, malgrado il fallimento di un tot di imprese, che sono localizzate per il 70% nel Sud Italia. Si parla di ripresa ma si intervistano sempre persone che con la crisi hanno poco o nulla a che fare che parlano di come i consumi sono previsti in salita, che il pessimismo della crisi sia in via di superamento. No, non facciamoci “fregare” dai dati numerici e cerchiamo sempre di depurarli dai fattori di contesto, nonché di scorporare le voci aggregate nelle voci di dettaglio.

Ed allora, ritornando al caso Germania, scopriremmo che i dati dell’indice dei prezzi al consumo sono più bassi non perché vi è lo spettro della deflazione in agguato ma semplicemente per la minore incidenza del costo energetico, sul fronte della pioggia di ribassi per i carburanti ed il petrolio. Tale situazione non solo ha sconvolto i mercati ma va tenuta conto, dato che una minore salita dei prezzi al consumo va interpretata non va interpretata come deflazione da consumo. La lente di ingrandimento dell’economista ci permette sempre di non mancare mai a quei piccoli dettagli, solitamente trascurati dall’osservatore, dettagli che ci consigliano l’applicazione di varianti di ponderazione ai nostri indici di prezzi al consumo, per non farci tradire dai numeri.

Ciò chiaramente vale in generale e non solo per l’indice dei prezzi al consumo. Tutti gli aggregati statistici devono essere stimati con criterio di giudizio e cautela, senza che ciò comprometta la nostra capacità di valutazione.

Chiaramente, i responsabili del fronte tedesco annunciano evidenti capacità da parte della Germania di raggiungere i livelli di crescita e sviluppo sostenibile che sono nei piani.

Un dato che spesso ci lascia importanti riflessioni è rappresentato dal Pil, ultimamente sottoposto ad importanti e significative revisioni delle modalità di calcolo, affinché potessimo tenere conto dell’economia sommersa, problema da cui non esce indenne neppure la Germania. Ricordiamo sempre che l’economia ideale e perfetta non esiste se non in teoria. Ecco venire fuori i dubbi sulla base dei quali l’Unione Europea sia un progetto prioritariamente di natura politica, prima che economica e che, sulla scena internazionale, si stia gradualmente delineando un complesso di equilibri ineludibili che vedono sempre più schierare blocchi e blocchi interi di Stati, e non più una singola realtà isolata. La perdita della sovranità non è più il vero danno.

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